The Whale. Quanto pesa il giudizio del prossimo

The Whale mi ha portato a riflettere molto. Non intendo scrivere un articolo-recensione su questo film che, pochi giorni fa, mi è capitato di vedere. Non perché non credo valga la pena soffermarsi sulla trama piuttosto che sul talento degli attori protagonisti, ma perché credo sia un film di grande impatto emotivo e socio-culturale ed è proprio su questo che voglio concentrarmi.

The Whale è uno dei film più coinvolgenti che mi sia capitato di vedere negli ultimi tempi. Sicuramente per il tema potente e, certamente, anche Brendan Fraser ci ha messo del suo con la straordinaria interpretazione che gli ha fatto guadagnare l’Oscar come migliore attore protagonista 2023.

Il disagio verso se stessi

Il lungometraggio parla di un tema forte e spesso, purtroppo, sottovalutato: l’obesità e i problemi che ne scaturiscono. Problemi di salute, innanzi tutto, che portano il protagonista a un’insufficienza cardiaca congestizia. In sintesi, il suo cuore è talmente tanto appesantito da non essere in grado di fornire sangue ricco d’ossigeno all’organismo. Ma i problemi legati alla salute non sono gli unici ai quali Charlie, alias Fraser, deve far fronte. Il disagio con se stesso e con il proprio corpo lo porta a provare vergogna nel farsi vedere da chiunque… Fatta eccezione per la sua unica e più cara amica, Liz, che si prende cura di lui. Charlie, professore che tiene corsi di scrittura online, durante le videocall con i suoi studenti tiene la webcam spenta. Quando, di sera, il portapizze bussa alla sua porta, non lo fa entrare, gli chiede di appoggiare le pizze sulla panchina sotto al portico e di prendere i soldi che lui aveva precedentemente messo dentro alla buca delle lettere.

Riflessione sull’obesità…

Quello che tanti pensano, nel vedere una persona in carne o affetta da una forma più o meno grave di obesità, è che quella determinata persona non sia abbastanza volenterosa o sia troppo pigra per poter dimagrire. Del resto, basterebbero solo una dieta ferrea e dell’esercizio fisico, no? Sbagliato! A chi la pensa così, in questo modo superficiale e attaccato alle gonne dei canoni estetici imposti dalla nostra società, voglio svelare un piccolo segreto. O meglio, voglio spiegare perché questo pensiero è errato. Non essendo un medico o un nutrizionista, non mi permetto di disseminare consigli a destra e a manca. Ma credo di essere empatica e solidale e di avere a cuore a sufficienza certe tematiche per poter esprimere il mio pensiero.

Partiamo dal presupposto che Charlie, il protagonista emarginato e solitario del film, sia ingrassato così tanto a causa di un lutto. Dopo aver perso il suo innamorato, suicida, in preda alla disperazione si è completamente lasciato andare. Ha iniziato a mangiare e mangiare, a non uscire più di casa, a non vivere più. E la società, il mondo intorno a lui, anziché stargli vicino nella sua sofferenza, aiutarlo, sostenerlo, ha cominciato a giudicarlo, a criticarlo, a trovarlo disgustoso. Anziché lanciargli una fune per aiutarlo a risalire in superficie, lo ha isolato in quel buco nero e pieno di mostri, i suoi mostri, da cui non sarebbe mai più uscito.

… E contro la superficialità

Come potete vedere, dietro all’obesità possono esserci le più svariate ragioni che non hanno nulla a che vedere con la mera forza di volontà.

E ciò che mi sconvolge è la facilità con cui tante persone ne parlano superficialmente, con leggerezza, sfornando giudizi non richiesti e abbandonandosi a commenti poco educati e derisori. Dall’alto della loro ignoranza, credono di essere grandi solo perché, guardandosi allo specchio, si sentono in pace con loro stessi.

Magro è bello, non è vero? Si guarda con interesse qualcuno, uomo o donna, con un fisico asciutto e atletico, che riesca a fare cinque piani di scale agilmente senza annaspare o che mangi solo insalate o pasti sostitutivi. Quanto è ipocrita e approssimativo tutto questo? Quanto fa arrabbiare?

Magro è bello, certo. Ma a che cosa serve essere magri, a cosa serve essere belli esteriormente, quando dentro si è così piccoli, così miseri, da fare ragionamenti di questo tipo?

Come dicevo prima, non mi permetto di dare consigli medici. Ma consigli emotivi, quello sì: perché a parlare è una persona che non sempre si è sentita bene nel proprio corpo. A chi, ogni giorno, deve sopportare quei commenti e giudizi cui ho fatto cenno in precedenza, dico solo che siete molto più forti, belli e genuini di chi ama tanto dare aria alla bocca.