Ribelle. Il coraggioso viaggio di un’artista tormentata

L’arte è libertà, emozione, ribellione. È la forma con cui l’artista esprime sé stesso, la sua infinita essenza, il suo desiderio di gridare al mondo ciò che sarebbe impossibile rappresentare a parole.

Era un pomeriggio di novembre: lo ricordo come se fosse ieri. Andavo ancora al liceo quando, durante la lezione di storia dell’arte, la professoressa esordì in questo modo: “Oggi vi parlerò di una donna fuori dal comune: un’artista ribelle!”

E fu così che mi imbattei per la prima volta nell’opera di una pittrice che, ancora non lo sapevo, avrebbe rivoluzionato completamente il mio concetto di arte. Il nome di Artemisia Gentileschi, da quel momento, divenne per me una costante da ammirare, da leggere, su cui scrivere e riflettere.

La donna dietro l’artista

Donna. Pittrice. Ribelle. Artista rivoluzionaria, anima affamata di libertà espressa attraverso dipinti di impronta caravaggesca. La prima donna a venire ammessa in un’Accademia d’arte, in un viaggio sociale, artistico e soprattutto interiore lungo tutta una vita per fare della sua passione non solo il suo mestiere, ma la sua ragione di vita.

Grazie al padre, già da bambina Artemisia si avvicinò alla pittura e mostrò sin da subito il suo grande e precoce talento, accostandosi all’arte del Maestro Caravaggio e realizzando, a soli diciassette anni, una delle sue opere più suggestive e ribelli: Susanna e i vecchioni. Il suo primo dipinto rivoluzionario, quello in cui emerge non la pittrice, ma la donna decisa a non abbassare la testa di fronte alla patriarcale società cinquecentesca, ai soprusi e alle minacce.

Ma fu il dipinto successivo, Giuditta che decapita Oloferne, a riconoscere ufficialmente ad Artemisia il titolo di vera e propria paladina delle donne, di femminista ante litteram… Di “artista ribelle”. Venne completato, infatti, in seguito a un episodio che segnò profondamente l’esistenza della pittrice, spingendola a un profondo cammino interiore che la portò, infine, a denunciare chi aveva abusato di lei. Nessuna donna, prima, era mai arrivata a tanto: lo spirito di Artemisia, però, la spinse a sopportare torture fisiche e psicologiche, a rischiare la sua stessa carriera di artista pur di non subire l’umiliazione di chinare la testa e accettare un destino, all’epoca, inevitabile. Fu un evento più unico che raro quando la corte giudicò il suo aggressore colpevole e lo condannò a cinque anni di carcere e fu un passo in più per Artemisia nel lungo e tortuoso sentiero dell’emancipazione sociale, lavorativa, artistica.

Il lungo viaggio delle donne ribelli

Un passo in più per ogni donna in quel cammino dall’essere una figura silenziosa e sottomessa al trasformarsi in una personalità forte, indipendente e senza alcun timore di esprimere sé stessa nella vita di ogni giorno.

Artemisia Gentileschi è un modello non soltanto di genialità e di talento, ma anche e soprattutto di tenacia, coraggio, libertà e determinazione. Uscita vincitrice da quel triste episodio e da quel processo che la videro vittima e protagonista, che la distrussero fisicamente e in particolare emotivamente, che le causarono nell’anima ferite tanto profonde da essere impossibili da rimarginare.

Artemisia Gentileschi è una pittrice che scelse di inseguire la sua passione più grande, senza mai dimenticare il suo essere donna, consapevole del viaggio sociale, professionale e interiore che ognuna di noi deve affrontare, sin dagli albori della civiltà.

E oggi, alla luce delle tragiche notizie che sentiamo e in un mese in cui riecheggia la giornata contro la violenza sulle donne, non ho potuto fare a meno di citare proprio lei: Artemisia Gentileschi.

Artista e donna ribelle, la cui storia ci ricorda quanto, ancora oggi, sia fondamentale proseguire il viaggio lungo, anzi infinito, da lei avviato molti secoli fa.