Perle si diventa. La metafora dell’ostrica

La metafora dell’ostrica, letteralmente parlando, non ha nulla a che vedere con le perle che si possono trovare al loro interno. Chi ha studiato letteratura italiana, almeno una volta nella vita ha sentito parlare di questa metafora e del suo significato, divenuto celebre grazie a Giovanni Verga.

I Malavoglia

Il romanzo è il capolavoro del celebre autore verista, vissuto in una Sicilia dominata dalla povertà, dall’egoismo, dall’ignoranza di un popolo dalla mentalità estremamente chiusa. Protagonisti indiscussi delle opere di Verga sono sempre gli umili. Sono individui, appartenenti ai ceti più poveri della società, destinati a vivere nella più assoluta miseria senza la possibilità di un riscatto. Modello assoluto che ha per protagonisti gli umili, o meglio i Vinti, è proprio I Malavoglia. Quest’opera racconta di una famiglia di pescatori di Aci Trezza, in provincia di Catania, che ha come unica fonte di sostentamento l’imbarcazione, utilizzata per la pesca, di nome Provvidenza.

E’ interessante come Verga non intenda lasciare neppure un attimo di respiro ai suoi personaggi, che sono costretti a sopportare passivamente i tragici avvenimenti della loro quotidianità. Ma perché lo fa? Beh, è semplice: l’intenzione dell’autore è sempre quella di rispecchiare la più cruda realtà siciliana, con tutte le sue difficoltà. Non lascia nulla all’immaginazione e segue una sola e semplice regola: i ceti inferiori della società sono destinati a soccombere. La vita, ingiusta, non li risparmia e non ha alcuna pietà per loro.

Ecco perché, in un mondo del genere, i Vinti hanno una sola soluzione per poter sopravvivere: l’attaccamento alla famiglia e alle tradizioni.

L’ideale dell’ostrica

Da questa idea, Verga sviluppa quello che, nella letteratura italiana, verrà conosciuto con il nome di metafora o ideale dell’ostrica. In una società dipinta dallo scrittore siciliano, in cui il più forte schiaccia il più debole, è necessario rimanere legati a quelli che sono i veri valori: le tradizioni e la famiglia.

– Insomma l’ideale dell’ostrica! – direte voi. – Proprio l’ideale dell’ostrica! e noi non abbiamo altro motivo di trovarlo ridicolo, che quello di non esser nati ostriche anche noi -.
Per altro il tenace attaccamento di quella povera gente allo scoglio sul quale la fortuna li ha lasciati cadere, […] questa rassegnazione coraggiosa ad una vita di stenti, questa religione della famiglia, […] mi sembrano – forse pel quarto d’ora – cose serissime e rispettabilissime anch’esse.

Giovanni Verga, Fantasticheria in Vita dei Campi

Già in Fantasticheria, Verga aveva parlato di una di quelle che rimarranno sempre le sue teorie più importanti: quelle su cui si baseranno tutte le sue opere. Ne I Malavoglia, questa teoria si fa sempre più intensa e acquisisce importanza nelle parole di padron ‘Ntoni. Quest’ultimo, il capo famiglia della Casa del Nespolo, parla della metafora dell’ostrica facendo riferimento alle abitudini di questo mollusco. Generalmente, si trova attaccato allo scoglio, in balia delle onde del mare che, infrangendosi violentemente contro di esso, rischiano di allontanare l’ostrica da quello che è un ambiente sicuro. Allo stesso modo, gli individui dei ceti poveri devono rimanere attaccati allo scoglio delle tradizioni familiari, perché solo così possono proteggersi e aiutarsi a vicenda contro le crudeli e violente onde di quel mare che è la vita.

La metafora dell’ostrica: la nascita delle perle

La metafora dell’ostrica non ha solamente a che vedere con Verga e i suoi Vinti. Possiamo parlarne anche alla luce di quei piccoli, luminosi e preziosi oggetti che si possono trovare al loro interno: le perle.

Ma come nascono le perle? Si formano quando un corpo estraneo (un granello di sabbia, un frammento di conchiglia, un parassita) entra all’interno del corpo del mollusco. Quest’ultimo genera una reazione, con lo scopo di difendersi dall’intrusione, per isolare il corpo estraneo e renderlo inoffensivo. Comincia a secernere una sostanza cristallina, che prende il nome di madreperla (o sostanza madreperlacea). Finché il corpo estraneo rimane all’interno del guscio dell’animale, questo continua a rilasciare la sostanza per dare vita a un oggetto duro e lucente: la perla.

Qual è il significato della nascita delle perle?

Quando ammiriamo lo splendore di una perla non pensiamo mai che essa nasca dalla malattia di una conchiglia

Karl Jaspers

Un’ostrica integra, che non ha mai avuto un solo problema e non ha mai subito un’intrusione, da parte di un corpo estraneo, non può generare una perla. La perla, metaforicamente, nasce dal dolore di un’ostrica, infastidita o sofferente a causa di quel piccolo e insignificante organismo che si è insinuato al suo interno e dal quale ha dovuto proteggersi.

Allo stesso modo, una persona che soffre e che si ritrova costretta a lottare contro il dolore può generare, da questa sua condizione, un grande potenziale di rinnovamento e di arricchimento. Del resto, sono proprio la sofferenza e il dolore che proviamo ad attivare un meccanismo di difesa per proteggerci. Sono le nostre esperienze più difficili, più traumatiche, più pesanti a muovere qualcosa, dentro di noi, e a offrirci l’occasione di cambiare e di trasformarci.

Nelle situazioni di dolore ci ritroviamo di fronte a due scelte: rifiutare quel dolore oppure comprenderlo e accettarlo come parte di noi. L’ostrica sceglie questa seconda opzione, decidendo di accettare quel granello di sabbia fastidioso dentro di sé per trasformarlo in una splendida perla. Questo fa di loro, delle ostriche, degli scrigni che contengono gioielli preziosi.

Alla luce di questo, trovo che sia particolarmente importante seguire l’esempio dell’ostrica e trasformare il nostro dolore e la nostra sofferenza in qualcosa di prezioso, insito dentro di noi, che può aiutarci a trasformarci nella versione migliore e più bella di noi stessi.