Il buio oltre la siepe. La paura è nella mente di chi giudica

E’ sorprendente riflettere su quanto facilmente l’essere umano provi paura. Ma è un sentimento molte volte irrazionale, dico bene?

Lessi “Il buio oltre la siepe” alle scuole medie. Lo rilessi all’università con uno spirito ben diverso e più consapevole. Fu tra i primi testi che mi portarono a riflettere profondamente sulle ingiustizie sociali e, in particolare, sui pregiudizi legati al colore della pelle (e non solo).

Certo, l’autrice non intendeva scrivere un libro di denuncia contro il razzismo, tant’è vero che il suo romanzo presenta molte altre sfaccettature legate alla discriminazione, tema portante di tutta la narrazione… Già a partire dal titolo. “Il buio oltre la siepe” è una frase che viene tratta direttamente dal romanzo. Rappresenta l’ignoto, ciò che non si conosce, ciò che è estraneo e lontano da noi e, per questa ragione, fa paura ed è causa di pregiudizi immotivati.

Storie di discriminazione

La trama segue le vicende di due ragazzini, Scout e Jem, e del loro padre Atticus, un avvocato che cerca con tutte le forze le prove per scagionare Tom Robinson. Quest’ultimo è un bracciante di colore che viene ingiustamente accusato di stupro nei confronti di una ragazza bianca. Nonostante non esistano prove contro di lui, la giuria lo considera comunque colpevole e lo fa arrestare. Questo è il primo tipo di discriminazione su cui si sofferma la Lee. Il colore della tua pelle è diverso dal mio, perciò sei inferiore, sei colpevole a prescindere e neppure la giustizia può avere voce in capitolo a riguardo… Non puoi, insomma, godere dei miei stessi diritti.

Esistono, però, altre due tipologie di discriminazione che l’autrice espone tra le pagine del suo romanzo. La prima riguarda la discriminazione contro chi non rappresenta i canoni stereotipati imposti dalla società. E’ il caso di Boo Radley, il vicino di casa dei due protagonisti, che li salverà verso la fine della narrazione. Per i suoi “problemi mentali”, tutti hanno paura di Boo lo reputano pericoloso, addirittura un assassino e un mostro, su di lui raccontano storie e misteri… Non viene aiutato dalla famiglia e dalla società. Anzi, a causa loro prova un forte senso di inadeguatezza che lo spinge a rinchiudersi in casa, dove assiste dalla finestra alla vita degli altri.

Nel libro di Harper Lee esiste anche un terzo tipo di discriminazione: quella contro chi fa dell’anticonformismo uno stile di vita. Il signor Raymond viene emarginato dalla società non per il colore della pelle o per la sua salute mentale. Semplicemente, per la vita fuori dagli schemi che ha scelto di condurre. Anche lui, in un certo senso, fa paura. Vive con una donna di colore, non una amante o una schiava, bensì la sua compagna. Con lei, si occupa della crescita e dell’educazione dei suoi bambini di “razza mista”.

Società: parallelismi tra ieri e oggi

Come dicevo all’inizio, “Il buio oltre la siepe” non è un libro di denuncia (non del tutto, almeno). Piuttosto, è un libro di riflessioni: quelle che tutti dovremmo fare. E’ un libro di critica verso la società dell’epoca, così chiusa, inospitale e talvolta violenta contro chi è considerato diverso… Ma anche verso la società attuale, che da quella del passato, per certi versi, non è poi così diversa.