Riflessioni sulle Rivoluzioni. Moni Ovadia, fra umorismo e anticapitalismo

Le Riflessioni sulle Rivoluzioni più note e significative della storia sono state parte dell’evento culturale la Storia in Piazza, tenutosi a Genova dal 12 al 15 di aprile.

Giunta alla sua IX edizione, la Storia in Piazza si è sviluppata, nel corso di quattro intere giornate, in una serie di interessanti conferenze ospitate a Palazzo Ducale.

Il tema di quest’anno? Rivoluzioni.

Curato da Franco Cardini e Luciano Canfora, l’evento ha preso le mosse dall’analisi del concetto di Rivoluzione, non soltanto da un punto di vista politico e sociale, ma anche culturale, artistico, filosofico.

Le Rivoluzioni vengono qui considerate come l’inizio di mutamenti profondi e, molto spesso, epocali, nati dal coraggio di uomini e donne che hanno saputo scorgere, nel futuro, un barlume di speranza di cui il mondo ha sempre avuto il disperato bisogno.

Perché RIVOLUZIONI?

La storia in Piazza, locandina @Giulia Dodaro
La locandina dell’evento

Ѐ trascorso un secolo da una delle più grandi Rivoluzioni di tutti i tempi, quella d’Ottobre.

Ancora oggi non si può fare a meno di chiedersi che cosa sia andato storto. Secondo alcuni scettici, prima o poi, tutte le rivoluzioni falliscono. Eppure, in un modo o nell’altro, il tema viene ogni volta riproposto: perché sì, si sente l’esigenza di una rivoluzione.

Del resto, la posta in gioco è alta ed è sempre la stessa: l’uguaglianza.

Uguaglianza fra classi. Fra uomini. Fra generi.

Sfortunatamente, il mondo in cui viviamo oggi è ancora improntato su un modello prettamente medievale. Sembra un’esagerazione, eppure la disuguaglianza dilaga a livelli spropositati: basta leggere le pagine di un qualunque quotidiano o semplicemente guardarsi intorno, per capirlo.

L’odio e la violenza sembrano ogni volta giustificati da questa intolleranza insensata.

La Rivoluzione Francese aveva provato a cambiare le cose: eppure, la differenza fra classi esiste ancora.

La Guerra Civile Americana aveva tentato lo stesso: ma il razzismo esiste ancora.

La Rivoluzione Russa aveva fatto altrettanto: oggi c’è ancora chi sfrutta crudelmente i lavoratori.

Anche la Rivoluzione non violenta di Gandhi ci aveva provato: tuttavia, oggi, la violenza è sempre più diffusa.

Prima di tutte queste, persino il gladiatore Spartaco aveva dato l’avvio a una rivoluzione per poter garantire al mondo un futuro più radioso. Eppure, oggi c’è sempre qualcuno che si crede più forte di qualcun altro e che approfitta di questa sua sicurezza.

Rivoluzione è una parola grossa, impegnativa, permeata da un’aurea di sacralità per chi davvero nutre il desiderio di vedere dei concreti cambiamenti.

Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo.

Questo diceva Gandhi ed è giusto. Come possiamo, noi, pensare che la disuguaglianza e le ingiustizie svaniscano dal nostro mondo, se poi decidiamo di rimanere a guardare, impassibili, la loro attuazione?

La Rivoluzione è sempre stata qualcosa di sconvolgente. Qualcosa di assolutamente nuovo che, però, deve essere mantenuto. Un progresso, non una regressione come quella che, sfortunatamente, stiamo vivendo al giorno d’oggi.

Riflessioni Libere intorno alla Rivoluzione Bolscevica

Moni Ovadia durante la conferenza tenuta a Palazzo Ducale

Per concludere, vorrei fare riferimento a un significativo intervento a cui ho avuto il piacere di partecipare.

Uno degli ospiti de La Storia in Piazza è stato lo scrittore e attore Moni Ovadia.

Il giorno 12 aprile, presso la Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale, ha tenuto una conferenza dal titolo “UMORISMO, REVISIONISMO, RIVOLUZIONE. Riflessioni libere intorno alla Rivoluzione bolscevica”.

Parte tutto da qui. Perché, come ho già detto all’inizio, quella Russa è stata LA Rivoluzione.

Si è trattata di una Rivoluzione nata dall’esasperazione del popolo nei confronti del regime zarista e dell’aristocrazia. Una Rivoluzione nata dalla stanchezza e dalla fame provati da una classe operaia stremata e dalla disperazione dei soldati di ritorno dal crudele fronte della Grande Guerra.

Una Rivoluzione giusta, per chi l’ha voluta e vissuta fino in fondo. Eppure destinata a fallire.

Moni Ovadia ha detto, durante la conferenza, che il capitalismo ha trionfato… Per il momento.

Quale sarà il momento del cambiamento?

Questo è ciò che gli abbiamo chiesto e lui ci ha risposto così:

Io credo che un sistema che ha al centro il denaro non può portare giustizia. Un sistema che ha al centro il profitto, che permette a uomini singoli o a piccoli gruppi di avere più soldi di uno Stato intero è chiaramente un sistema iniquo. Finché resteremo uomini che vogliono vivere nella giustizia, ci sarà l’anelito di costruire una società di uguaglianza. Per me uguaglianza è pari dignità, pari diritti, pari accesso all’eccellenza conoscitiva, pari opportunità. Questa è l’uguaglianza. Non ci deve essere un uomo sulla Terra che non abbia queste condizioni.

Con la collaborazione di Chiara Gianni